DOMENICA 3 Aprile 2022
ore 17.00
Domenica 3 aprile - ore 17,00
Suor Angelica è un'opera lirica in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano. Fa parte del Trittico. La prima assoluta ebbe luogo il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York con Geraldine Farrar, Flora Perini e Minnie Egener e fino al 2009 ha avuto 74 rappresentazioni.
È tra le poche opere a contenere solo personaggi femminili. Le voci maschili compaiono solo alla fine, nel coro di angeli che portano suor Angelica in cielo. Fra le tre opere che compongono il Trittico era la preferita da Puccini. Il 1º maggio 1917 Puccini scrisse al suo amico Pietro Panichelli (un frate domenicano che già lo aveva aiutato per le sonorità religiose di Tosca): «Scrivo un'opera claustrale o monacale. Mi occorrono dunque diverse parole latine ad hoc. La mia scienza non arriva fino… al cielo vostro». Puccini aveva una sorella di nome Iginia, che era diventata madre superiora del convento delle monache agostiniane della frazione di Vicopelago di Lucca, alle quali il maestro fece ascoltare l'opera al pianoforte, lasciandole profondamente commosse. Grazie alla sorella, a cui era molto legato, Puccini poté apprendere com'era la vita in un convento femminile, che ritrasse con grande realismo nella sua opera.
La prima europea è stata al Teatro Costanzi di Roma l'11 gennaio 1919 (all'interno de "Il trittico") diretta da Gino Marinuzzi (1882-1945) con Gilda Dalla Rizza alla presenza del compositore che aggiunse l'aria Senza mamma che in seguito divenne famosa.
Trama
L'azione si svolge in un monastero, verso la fine del XVII secolo.
Suor Angelica (soprano) da sette anni è in un monastero per volontà della sua aristocratica famiglia che l'ha costretta alla clausura per aver avuto un figlio al di fuori del matrimonio.
Nonostante la vita di preghiera non può però dimenticare il bambino avuto dall'illecita relazione che fu la causa del suo ritiro dal mondo.
Per sette anni ha atteso una visita e grande emozione suscita nella suora la notizia dell'imminente arrivo di sua Zia Principessa.
Ma la donna, divenuta amministratrice dei beni di famiglia dopo la morte dei genitori di Angelica, le chiede di firmare un atto di rinuncia al patrimonio, mentre implacabile le annuncia che il suo bambino è morto.
Disperata, Angelica decide di suicidarsi ingerendo un veleno distillato con i fiori raccolti nel giardino del convento.
In preda al rimorso per il peccato commesso, la suora invoca la Vergine che le appare circondata di luce e accompagnata da una musica celestiale.
In segno di perdono la Madonna sospinge un bimbo fra le braccia della morente.