Vedi>>.XXVII Stagione Artistica 2022-2023
Teatro Verdi Buscoldo
L’attuale, ristrutturato teatro “Verdi”, da alcuni anni autentico fulcro non solo del nostro Comune, ma di tutta la provincia, di rinnovato interesse per l’arte teatrale e per la lirica in particolare, ha una affascinante storia quasi centenaria.
La costruzione risale infatti ai primi anni del 900 (l’inaugurazione nel novembre del 1913) ed è subito pensato e progettato nel contesto della Casa del Popolo voluta dal capo lega buscoldese Giuseppe Bertani. Si tratta di un’opera colossale per quel periodo e per quei committenti: simbolo della novella polis socialista, è collocata al centro del paese ed è un edificio con 45 locali e comprende una sala di lettura, un caffè, due sale da osteria, un negozio di alimentari, una latteria, una macelleria, cinque magazzini, un forno a carbone e diversi locali da abitazione per i gestori. Il teatro, con platea e loggia capaci di varie centinaia di spettatori, rappresenta il cuore di questa grandiosa realizzazione che colpisce l’allora fantasia popolare e desta l’invidia di altri.
Con l’affermarsi del fascismo anche la Casa del Popolo cessa la sua funzione culturale e sociale per cui era stata costruita con immensi sacrifici e viene assorbita dal nuovo potere politico; anche il teatro “Verdi” subisce una inevitabile decadenza.
Il “Verdi” è comunque affollato quando si esibiscono due gruppi buscoldesi prestigiosi che è doveroso ricordare: l’Orchestra (da ballo) “Littorio” che negli anni trenta fa …impazzire i giovani provenienti da ogni parte della provincia con i virtuosismi di FRIGNANI Wander (violino e sax tenore), ZAMBONI Wolmer detto Tirincheti (contrabbasso), ROSSINI Giuseppe (violino e sax contralto), PEVERADA Amedeo e MINARI Dialma (violino), SIGNORINI Umberto e BURATTI Danilo di S.Lorenzo (fisarmonica) e negli anni quaranta la Compagnia teatrale San Marco con un cast composto da CIRELLI Enea, DALL’OGLIO Antigio, ALTEMANI Vittorio, EBBI Remo, TRIPPINI Rosa, MAGNANI Nia, FRIGNANI Nelly; primo attore nonché regista BINA Aldo detto Gamela.
Durante il secondo conflitto mondiale il palco e i locali circostanti vengono utilizzati come aule scolastiche delle elementari, la sala come magazzino di patate e di vari generi alimentari degli occupanti tedeschi.
Con la Liberazione il “Verdi” si riappropria del suo ruolo centrale di cultura e aggregazione del paese. Si esibiscono orchestre prestigiose come l’orchestra Coda di Milano, compagnie di operette di fama nazionale, i fratelli Clerici di Parma, reduci dai successi sui palcoscenici di Milano, con commedie e spettacoli in dialetto parmigiano. Nel 1947 i proprietari fratelli Bertolini vendono il Teatro, il forno ed i locali della trattoria ed alloggio ai fratelli Rinaldo e Dante Pantani che gestiscono direttamente cinema e sala da ballo fino al 1950 quando la gestione del cinema “Verdi” passa prima a Ennio Madella (l’arluièr) ed in seguito a Rino Carli (al cinèr). Memorabili le “veglie studentesche” dal ’58 in poi nel periodo invernale gestite dagli studenti buscoldesi così come la tradizionale “veglia delle viole” in febbraio, veri “eventi” per tutta la provincia.
Negli anni settanta il “Verdi” ospita ben sette edizioni della Rassegna Interregionale del Teatro Dialettale, manifestazione finanziata dalla Regione Lombardia di assoluto valore artistico che riscuote meritata fama e notevole interesse da parte dei mezzi di informazione.
Nel 1990 l’Amministrazione Comunale di Curtatone acquista dalla famiglia Pantani il Teatro “Verdi” ed inizia una intelligente ristrutturazione. Questo permette un rilancio del teatro “Verdi” soprattutto per merito delle varie stagioni artistiche che dal 1995 fanno del nostro paese uno dei più prestigiosi fari della lirica e dell’arte in generale dell’intera provincia
TEATRO COMUNALE
Giuseppe Verdi
Un Viaggio chiamato Teatro
Il 24 Ottobre con una presentazione prestigiosa si inaugura la ventiseiesima Stagione Artistica
Ventisei anni in cui l’attività teatrale – che nel tempo si è allargata con la programmazione di molteplici attività come i concerti di musica classica dell’orchestra del Teatro Verdi e Le Lezioni di Canto Lirico attraverso l’ Accademia Internazionale.
e “Musica domani” , iniziativa dedicata ai giovani studenti dei Conservatori nata da un anno La programmazione Artistica pur mantenendo una sua identità ben precisa ha continuato ad evolversi attraverso lo sguardo attento e vigile ai mutamenti della società, alle esigenze di un pubblico appassionato e curioso, al nascere e l’alternarsi sulla scena di nuovi linguaggi e nuovi artisti.
Il 2021-2022 è anche l’anno della rinascita e della consacrazione dell’attivita’ Culturale che colloca il Teatro Verdi nella categoria (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) ìn questi ventisei anni di attività, e diventato centro di Arte e di Culrura della provincia di Mantova.
Forse è per questi motivi e per il lavoro svolto che possiamo constatare l’incoraggiante risposta del nostro pubblico che è in costante aumento nonostante la complessità di una proposta sempre di elevata qualità artistica ma non sempre scontata, che vede alternarsi in scena artisti riconoscibili ad altri meno popolari ma altrettanto interessanti ed innovativi.
Possiamo dire che il nostro lavoro miri a creare uno spettatore che vada a teatro per il piacere del teatro e non esclusivamente legato al nome di maggiore richiamo in cartellone. Uno spettatore che creda nel potere del teatro, nella sua funzione civica e sociale, che sappia fare di ogni stagione teatrale, a volte più soddisfacente a volte meno , un piccolo tesoro da portarsi dietro. Un’esperienza.
Ci auguriamo che le nostre proposte possano ancora una volta e sempre di più incuriosirvi, stimolarvi, appassionarvi; sicuri di aver lavorato con attenzione e scrupolo, consci della responsabilità che un teatro ha nei confronti del suo pubblico e dei più giovani chiamati con sempre maggiore insistenza e forza ad essere non solo spettatori e consumatori passivi dei prodotti che gli si offrono.
Il teatro è ancora e sarà sempre un porto franco, un luogo in cui potersi esprimere, confrontarsi e vivere emozioni condivise, reali.
Regalate ai vostri figli o ai vostri nipoti un invito a Teatro, per alcuni non sarà il regalo più atteso ma magari, nel tempo, scopriranno quanto sia stato prezioso.
Ringraziamo tutti gli artisti che animeranno il nostro palcoscenico per la loro disponibilità e simpatia.
Un particolare segno di gratitudine va’ all’Amministrazione Comunale della Citta’ di Curtatone per la sensibilita’’ dimostrata ancora una volta verso le alte vette dell’ Arte e della Cultura
Buon teatro a tutti
Il Direttore Artistico M° Daniele Anselmi
Domenica 14 Novembre 2021 ore 17,30
DALLA CAMERATA FIORENTINA
ALL’INTERMEZZO BUFFO
LA SERVA PADRONA
Interpreti
Caroina Angelica Galiardo Castillo -Soprano
Spnia Peruzzo - Soprano
Maurizio Leoni - Baritono
Orchestra dell’Accademia di Canto Lirico
Direttore Daniele Anselmi
Domenica 28 Novembre 2021
ore 17.00
IL SOGNO DI BUTTERFLY
Domenica 12 Dicembre 2021
ore 17.00
DANZA MUSICA E RITMO
Entrambe sono presenti in tutte le culture del mondo e dall’inizio della storia dell’umanità. Caratteristica comune di queste due arti è il movimento ritmico, spesso sincronizzato con un battito regolare.
Musica e danza sono tutt’altro che futili passatempi, sono forme di espressione universali e attività profondamente gratificanti che soddisfano diverse funzioni sociali.
Pëtr Il'ic Cajkovskij
San Pietroburgo, 6 novembre 1893
Suite dal balletto ...
Movimenti della suite (op.7
.
Domenica ,26 Dicembre 2021
Ore 17,30
Gran Concerto di fine anno
Per Solisti,Coro e Orchestra
DOMENICA 6 Febbraio 2022
ore 17.00
L’ ACQUA CHETA
Operetta di Novelli e Petri
L'azione ha luogo a Firenze, nel quartiere di San Niccolò, all'inizio del XX secolo.
DOMENICA 6 MARZO 2022 – ore 17,00
I GIOIELLI DELL’OPERETTA
L’Operetta è una forma teatrale musicale leggera, spensierata e sempre a lieto fine, nata verso la seconda metà dell’800 con il debutto di “La Rose de Saint-Flour” composta nel 1856 dall’ebreo tedesco naturalizzato francese Jacques Offenbach, “rivale” del compositore Florimond Ronger detto Hervé. Divenuta celebre più esattamente nel 1860, dapprima in Francia e successivamente in Austria ove fu portata alla massima espressione da Johann Strauss figlio e, in pieno Novecento da Franz Lehár rappresenta il meglio della Belle Epoque, collocatasi in un periodo storico brillante ed estremamente positivo, destinato a concludersi prematuramente con l’avvento della Prima Guerra Mondiale.
Ebbe dunque vita breve ma tra i suoi eredi si possono annoverare gli spettacoli di varietà o rivista e il moderno musical, che differiscono dal più tradizionale melodramma per l'alternanza sistematica di brani musicali e parti dialogate, genere spesso considerato frivolo e dal facile effetto in contrasto e conflitto perenne con l’Opera, ove la peculiarità non consiste nella presenza di parti recitate e di trame complesse e inverosimili, né dalla sua sfarzosa cornice scenica o nel gusto della parodia. Ciò che la caratterizza è la vivacità musicale, l'immediata godibilità e, soprattutto, l'aspetto coreografico: infatti sono proprio le danze a costituire il nucleo fondamentale dello spettacolo e ad esercitare sugli spettatori un interesse quasi estremo. D'altra parte essa si identifica in modo particolare in un gusto ed una dimensione culturale, quella della borghesia francese, mitteleuropea e austro ungarica fin de siecle, con la sua predilezione per le storie sentimentali ambientate nella buona società del tempo. Sotto questo aspetto è altrettanto vicina alla prosa o al genere del vaudeville, anche se nell'Europa centrale, il teatro d'opera leggero o comico presentava già in precedenza una simile alternanza di canto e recitazione nell'opéra-comique e del singspiel.
L’Operetta torna quindi nella Citta’ di Curtatone dopo mesi di silenzio, e lo fa con la presentazione di performance di altissimo livello, avendo come interprete principale il soprano Elena D’angelo in duo con il tenore Domingo Stasi supportati dal comico Matteo Mazzoli e dall’Orchestra del Teatro Verdi di Buscoldo diretta dal M° Daniele Anselmi. Assisteremo ad una divertente cronistoria ponendosi soprattutto come atto d’amore verso questa forma di teatro musicale, sempre molto amata e oggetto ultimamente di una notevole riscoperta. Un viaggio a ritroso nel tempo, in un mondo di fiaba animato da granduchesse e fiumi di champagne, ussari a cavallo e giapponesine innamorate, misteriose leggende di carillon e campanelli, uomini in frac e violini tzigan, quindi le arie più belle, i duetti e le scenette tratte dalle famose operette amate dal pubblico.
06.03.2022.Tenore Domingo Stasi,soprano Elena D’angelo, comico Matteo Mazzoli, interpreti eccellenti
DOMENICA 13 Marzo 2022
ore 17.00
"La Gelosia nell'Opera".
Gran Concerto Lirico
Il Concerto proporrà un viaggio musicale nelle opere in cui è protagonista il travolgente sentimento della gelosia. L'appuntamento musicale vedrà come protagonisti principali le voci del Soprano, Tenore, Mezzosoprano e Baritono.
Gli artisti comunicheranno al pubblico tale sentimento attraverso un incontro ravvicinato con le Opere di Puccini quali Tosca e Boheme le Opere di Verdi quali Traviata, Otello e Forza del Destino, L'Opera più famosa di Bizet la Carmen ed infine L'Opera Cavalleria di Mascagni.
Orchestra del Teatro Verdi
Direttore Daniele AnselmI
DOMENICA 3 Aprile 2022
ore 17.00
Domenica 3 aprile - ore 17,00
Suor Angelica è un'opera lirica in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano. Fa parte del Trittico. La prima assoluta ebbe luogo il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York con Geraldine Farrar, Flora Perini e Minnie Egener e fino al 2009 ha avuto 74 rappresentazioni.
È tra le poche opere a contenere solo personaggi femminili. Le voci maschili compaiono solo alla fine, nel coro di angeli che portano suor Angelica in cielo. Fra le tre opere che compongono il Trittico era la preferita da Puccini. Il 1º maggio 1917 Puccini scrisse al suo amico Pietro Panichelli (un frate domenicano che già lo aveva aiutato per le sonorità religiose di Tosca): «Scrivo un'opera claustrale o monacale. Mi occorrono dunque diverse parole latine ad hoc. La mia scienza non arriva fino… al cielo vostro». Puccini aveva una sorella di nome Iginia, che era diventata madre superiora del convento delle monache agostiniane della frazione di Vicopelago di Lucca, alle quali il maestro fece ascoltare l'opera al pianoforte, lasciandole profondamente commosse. Grazie alla sorella, a cui era molto legato, Puccini poté apprendere com'era la vita in un convento femminile, che ritrasse con grande realismo nella sua opera.
La prima europea è stata al Teatro Costanzi di Roma l'11 gennaio 1919 (all'interno de "Il trittico") diretta da Gino Marinuzzi (1882-1945) con Gilda Dalla Rizza alla presenza del compositore che aggiunse l'aria Senza mamma che in seguito divenne famosa.
MUSICA ,PAROLE, AMORE E GELOSIA
PROGRAMMA
George Bizet Habanera Carmen
Kim Moon Jin – Mezzosoprano
Giacomo Puccini Recondita armonia Tosca
Vitaly Kovalchiuc - Tenore
Giacomo Puccini Mario, Mario, Mario – duetto Tosca
Vitaly Kovalchiuc – Tenore , Serena Daolio – Soprano
Giacomo Puccini Vissi d’arte Tosca
Serena Daolio – Soprano
Camille Saint Saenz Mon coeur Samson et Dalila
Kim Moon Jin – Mezzosoprano
Umberto Giordano Nemico della Patria Andrea Chernier
Marzio Giossi – Baritono
Pietro Mascagni Tu qui Santuzza Cavalleria Rusticana
Kim Moon Jin – Mezzosoprano - Vitaly Kovalchiuc – Tenore
Giuseppe Verdi Di geloso amor Il Trovatore
Serena Daolio – Soprano, Vitaly Kovalchiuc – Tenore,
Marzio Giossi – Baritono
Giuseppe Verdi Udiste Il Trovatore
Serena Daolio – Soprano, Marzio Giossi – Baritono
Alessandra Azimonti - Voce recitante
ORCHESTRA DEL TEATRO VERDI
Direttore Daniele Anselmi
La gelosia nell'opera lirica al Teatro Giuseppe Verdi
un invito alla lirica il prossimo appuntamento promosso dalla Direzione del Teatro Verdi di Buscoldo, in programma Domenica 24 aprile alle 17.00 Il sodalizio proporrà un viaggio musicale nelle opere in cui è protagonista il travolgente sentimento della gelosia. L'appuntamento musicale porta infatti il titolo 'Gelosia...insana follia!" e vuole essere un incontro ravvicinato con Tosca (la protagonista dell'opera lirica drammatica di Giacomo Puccini che muore suicida), con Turiddu e Santuzza, i personaggi della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, con Otello della tragedia della gelosia di Shakespeare (tradito, uccide la moglie Desdemona), con Norma tradita dal marito Pollione nell'omonima opera di Vincenzo Bellini e altri ciascuna opera e ciascun personaggio, il maestro ancora. andranno ad ascoltare e il valore che il sentimento della gelosia ha all'interno di ogni opera. L'esecuzione musicale è affidata al soprano Serena Daolio , al mezzoprano Kim Moon Jin, al tenore Vitaly Kovalchiuc al baritono Marzio Giossi. Alessandra Azimonti colleghera’ i vari brani musicali con la recitazione di pagine dedicate all’amore e alla gelosia
Orchestra del Teatro Verdi
Direttore Daniele Anselmi
MUSICA, PAROLE, AMORE E GELOSIA NELL’OPERA LIRICA
Lo Schiaccianoci di Petr Ilic Cajkovskij è una delle composizioni più eseguite . Storia e curiosità di uno dei capolavori del balletto dell’Ottocento
Tra le opere dall’atmosfera natalizia, un indiscusso posto d’onore spetta alla celebre fiaba del Principe Schiaccianoci ed ancor di più al meraviglioso balletto nato dalla feconda collaborazione tra il coreografo Marius Petipa e il musicista Petr Ilic Cajkovskij.
Non a caso innumerevoli sono state le trasposizioni teatrali e cinematografiche fino ad arrivare al Natale presente con la sontuosa nuova pellicola Disney, Lo schiaccianoci e i quattro regni, che ne fornisce una ulteriore, originale e stupefacente rivisitazione:
- La storia de Lo Schiaccianoci di Cajkovskij
- Il debutto
- La versione attuale
- La trama
- La struttura del balletto
- Tra sogno e realtà
La storia dello Schiaccianoci
Lo Schiaccianoci è uno dei capolavori del balletto dell’Ottocento, testamento artistico di Marius Petipa, il celebre coreografo che su mandato di Ivan Vsevoložskij direttore dei teatri imperiali, si incaricò di traghettare lo spettacolo teatrale in Russia da una preoccupante stasi ad una nuova luminosa stagione; egli trasse il libretto ispirandosi al racconto Nussknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann.
Tuttavia dell’originale rimane più che altro l’intreccio della vicenda; Petipa infatti decise di adattare la vicenda per il libretto utilizzando come base anche Il Racconto dello Schiaccianoci di Alexandre Dumas padre, versione più poetica della storia di Hoffmann, dalla stesura più confacente alle vedute del coreografo e del pubblico del tempo, in quanto stemperava gli elementi più inquietanti del racconto rendendo il tutto una deliziosa favola. Petipa aveva dunque trovato la giusta formula affinché il racconto di Dumas divenisse uno spettacolo di grande incanto, elaborando un libretto in cui la vicenda rimaneva in secondo piano rispetto all’atmosfera fiabesca del Natale nella quale esaltare i sentimenti d’amore e gioia nostalgica.
Per completare il progetto Petipa si rivolse a Petr Ilic Cajkovskij che nel 1875 aveva incontrato il mondo del balletto presentando a Mosca, senza particolare successo a causa della complessa partitura, Il lago dei cigni. Tuttavia non sfuggiva a Petipa la raffinatezza timbrica e la suggestione ritmica del grande musicista ed infatti il secondo balletto, La bella addormentata, scritto dal compositore su invito ancora del direttore dei teatri imperiali Ivan Vsevoložskij nel 1890 si rivelò un trionfo e convinse il musicista a tentare una terza avventura con Lo schiaccianoci.
Il debutto de Lo Schiaccianoci di Petr Ilic Cajkovskij
Un momento del debutto de Lo Schiaccianoci il 18 dicembre 1892 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo
L’opera fu ultimata nel luglio del 1891 ma, prima di dar corso all’orchestrazione dell’intero balletto, l’autore decise di estrapolarne alcuni numeri per la Suite sinfonica che diresse il 7 marzo 1892 a San Pietroburgo con esito trionfale. Con questo lancio e il successo del precedente balletto il duo Cajkovskij-Petipa si avviava verso un’altra straordinaria avventura da lasciare alla storia del balletto.
A dire il vero il rapporto di lavoro fra i due, non pare sia stato sempre idilliaco: Petipa era meticoloso fino all’invadenza nelle indicazioni tecniche (“Otto battute di musica misteriosa, ma dolce. […] Due battute per il fremito di paura. […] Dopo i rintocchi dell’orologio, un breve tremolo; dopo il tremolo, cinque battute per l’ascolto dello scalpiccio dei topi e quattro per i loro sibili”); Cajkovskij avrebbe voluto agire più liberamente con i suoi temi e i suoi colori e nel settembre del ’92 il dissidio giunse quasi al punto di rottura quando una provvidenziale malattia del grande coreografo consentì un cambio di mano lasciando al più mite ‘maitre en seconde’ Lev Ivanovic Ivanov l’incarico di concludere la coreografia.
Comunque la collaborazione alla fine funzionò a dovere e con tali presupposti il balletto debuttò al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892 incontrando il favore dello Zar Alessandro III.
Tra gli interpreti di questa prima esecuzione diretta dal compositore Riccardo Drigo spiccano l’italiana Antonietta Dell’Era, nel ruolo della Fata Confetto, il russo Pavel Gerdt, Olga Preobrajenska e il giovane Nicolaj Legat mentre il ruolo di Clara fu affidato ad un’allieva della scuola di ballo del Teatro.
La versione attuale
Willam Christensen, fondatore del San Francisco Ballet
Benché inizialmente la critica non sia stata benevola con quest’opera, sbrigativamente classificata come sorella minore de La Bella Addormentata e del Lago dei Cigni, oggi si ritiene giustamente che esso sia invece ai vertici della produzione ballettistica russa proprio per la molteplice modernità dei temi in essa evocati in un perfetto intreccio tra libretto, coreografia e musica, passando per alcune storiche edizioni come il debutto europeo del 1934 al Sandler’s Wells di Londra l’approdo nel 1938 alla Scala di Milano.
L’attuale popolarità de Lo Schiaccianoci è in parte dovuta a Willam Christensen, fondatore della compagnia San Francisco Ballet, che importò il lavoro negli Stati Uniti nel 1944. Il successo del balletto e la coreografia di George Balanchine per la sua prima rappresentazione nel 1954, creò una vera e propria tradizione invernale nelle rappresentazioni dell’opera negli Stati Uniti cosicché questa versione è ancora messa in scena dal New York City Ballet e viene riproposta ogni anno in occasione del Natale.
Lo Schiaccianoci: La trama
Schizzi di Konstantin Ivanov per lo SChiaccianoci
E’ la vigilia di Natale in casa Stalhbaum, i genitori dei piccoli Clara-Marie e Fritz stanno organizzando una festa in attesa di riunirsi con tutta la famiglia intorno ad uno splendido abete.
Il quadretto è animato dall’arrivo di Drosselmayer, padrino dei bambini, che reca alcuni doni stravaganti, tra cui le straordinarie bambole meccaniche che danzano per la gioia di tutti gli invitati ed un misterioso schiaccianoci a forma di ussaro che affascina moltissimo la piccola Clara prima di essere danneggiato e perduto tra gli altri giocattoli dal dispettoso Fritz.
Al termine della festa conclusa dalla tradizionale Grossvater (la danza del nonno) i bambini vanno a letto ma Clara tra il sonno e la veglia cerca ancora il suo schiaccianoci; allo scoccare della mezzanotte dagli angoli più bui della stanza, cominciano ad apparire dei topolini che ben presto assumono un aspetto minaccioso; allora anche i soldatini escono dalle loro scatole – granatieri, ussari e artiglieri – dando vita ad una feroce battaglia.
Anche Lo Schiaccianoci, per merito ancora di Drosselmayer ha preso vita e indomito salta nella mischia per affrontare in duello il Re dei topi che riesce a sconfiggere anche con l’affettuoso aiuto di Clara volgendo la battaglia a favore dei soldatini. Il vincitore – ora trasformatosi in un bel Principe – si inginocchia davanti a Clara e la invita tra i rami del magico albero di Natale.
Clara lo segue, il quadro cambia e, nella notte di luna piena, entrano in una foresta innevata, con tanti alberi addobbati a festa. L’Atto si chiude con lo splendido Valzer dei fiocchi di neve, in cui i fiocchi di neve cadono a tempo di valzer e accompagnano i due viandanti.
Atto II
I due giovani entrano nel Regno dei Dolci, un luogo ricco di decori colorati come caramelle, con fontane che sprizzano sciroppo di ribes. Al Palazzo Reale li riceve la Fata Confetto, che si fa raccontare dallo Schiaccianoci tutte le sue avventure.
Subito dopo, per volere della Fata Confetto tutto il Palazzo si esibisce in una serie di danze in onore degli ospiti che compongono il Divertissement più famoso e conosciuto delle opere di Čajkovskij, in cui sfilano tutte le leccornie che i bambini possono desiderare, provenienti dai diversi Paesi del Mondo.
Una scena del famoso Valzer dei Fiori, da Lo Schiaccianoci
La cioccolata, interpretata da quattro coppie spagnole, vestite di rosso. Il caffé, interpretato da danzatori arabi. Il té, interpretato da tre ballerini acrobati. Il Trepak, dieci coppie di danzatori russi. Infine i cannoli, interpretati da tre danzatori in candidi abiti settecenteschi.
Le danze culminano nel famosissimo Valzer dei fiori, una delle opere più popolari di Čajkovskij.
Dopo, la Fata Confetto e il Principe si esibiscono in un Pas de deux mentre fanno comparire la slitta che riporta Clara alla realtà. Questo pas de deux è il culmine poetico del balletto.
Il balletto si conclude con un ultimo Valzer, l’apoteosi che celebra tutti i personaggi del divertissement ponendo fine al sogno di Clara che si risveglia felice ripensando alle straordinarie avventure vissute mentre stringe al cuore il suo amato schiaccianoci.
La struttura del balletto de Lo Schiaccianoci
Innumerevoli sono i temi che restano nella memoria provenienti dalla penna di Cajkovskij che aveva una facilità di invenzione melodica come pochi nella storia della musica così come suggestive sono le continue invenzioni timbriche: se nei grandi balli e nelle scene-tableaux il racconto assume connotazioni di alto respiro fitte di mistero sono invece altre circostanze come le apparizioni degli automi di Drosselmayer; brillanti infine i pezzi di colore nel divertissement dove finemente vengono recepiti temi e inflessioni popolari.
La musica del I Atto
La Celesta, strumento musicale utilizzato da Cajkovskij nello Schiaccianoci
Oltre il tradizionale assetto del complesso sinfonico di fine secolo, Cajkovskij ospitò nella sua tavolozza una non indifferente serie di effetti inediti. Egli aveva infatti deciso di sperimentare alcuni strumenti curiosi e di ‘rumori’: prima fra tutti la Celesta strumento conosciuto dal compositore a Parigi e immediatamente celebrato nell’organico orchestrale prima che lo scoprissero i concorrenti Glazunov e Rimskj, e poi trombette e tamburi infantili, cuculo, un fucile, quaglia, tamburi-coniglio, castagnette, raganella…musica che è tutta una festa per l’udito, intessuta di preziosità infinite a partire dalla trasparente Ouverture-miniature.
Il numero successivo in casa del signor Stahlbaum, è dedicato alla preparazione dell’albero natalizio, coll’eccitazione dei bambini descritta dal brillante lavorio dei legni; fanno seguito la Marcia in cui il celebre tema, deliziosamente miniaturistico, è affidato a ottoni e legni e il Galop dei bambini in stile antico impreziosito dall’eco della canzone infantile francese Bon voyage, cher Dumoullet.
Per la prima volta la musica cambia carattere all’arrivo di Drosselmeyer, proponendo uno zoppicante motivo tra viole e ottoni dal tono fra umoristico e minaccioso.
Il successivo divertissement di marionette è caratterizzato da tanti piccoli temi dalla diversa indole per quanti sono gli automi. È quindi la volta della Danza del nonno, in cui Cajkovskij utilizza il suono della raganella per rappresentare la rottura delle noci e che si conclude con il tema popolare tedesco usato anche da Schumann nei Papillons e in Carnaval.
Con i successivi numeri hanno inizio il prodigio e la battaglia dove spicca il virtuosismo orchestrale di Cajkovskij tra dissonanze e figurazioni concitate fino all’arrivo di una calorosa melodia che caratterizza il Principe ; conclude l’atto I il celebre Valzer dei fiocchi di neve mirabile saggio di semplicità melodica e complessità armonico-timbrica; un brano speziato dalle allusioni di un piccolo coro di fanciulle che si chiude su una coda turbinosa come una piccola bufera di neve.
La musica del II Atto de Lo Schiaccianoci
Per il secondo atto, Petipa si rivolse sia alla fiaba alla realtà. Confitürenburg, questo il nome del paese dei dolciumi, doveva essere felice e festoso, ovviamente ricco di golosità. Nel suo “Schiaccianoci”, del resto, Hoffmann rende omaggio alla grande tradizione tedesca del far dolci, in una magnifica landa zuccherosa, sovrastata da un imponente castello di marzapane.
In Russia, come il periodo di Natale era uno dei più attesi, perché adulti e bimbi avevano più occasioni per gustare tante delizie come non mai. Ecco dunque che la cosiddetta Danza spagnola è un omaggio al Cioccolato mentre al Caffè è dedicata la Danza araba, al Tè la Danza cinese per concludere con la Danza degli zufoli e il Trepak nella quale piroettano i bastoncini di zucchero dalla Russia.
La Fata Confetto in realtà si chiama Sugar Plum Fairy, ovvero la Fata Prugna Zuccherata, un dolce molto utilizzato durante le feste natalizie sia in Russia che nel resto d’Europa. Era usanza prepararli anche nell’Inghilterra vittoriana, avvolgendo il frutto più e più volte con lo zucchero, aspettando che questo si asciugasse prima di ripetere l’operazione. Si aveva l’abitudine di appendere queste prugne zuccherate sull’albero di Natale e di gustarle durante le feste.
L’atto II prende dunque avvio con una splendida frase degli archi, luogo tipico del cajkovskiano, atta a introdurre le delizie del palazzo fatato di Confiturenburg e nel secondo numero vi è la prima apparizione incantata della celesta.
Il seguente Divertissement è composto da sei numeri di grande virtuosismo orchestrale e scintillanti avventure timbriche: Danza spagnola è un bolero, con le castagnette e la tromba solista a prefigurare le atmosfere del Pétrouchka stravinskiano; sinuosi e sensuali echeggiano il corno inglese e il tamburino della Danza araba, una ‘berceuse georgiana’, mentre guizzanti impennate di flauti e ottavino, sui rintocchi del glockenspiel, connotano la Danza cinese.
Il rapido Trepak e la Danza degli zufoli, in tempo di polka, coi tre flauti a disegnare un elegante scenario, lasciano poi il posto all’avvincente finale Mamma Gigogne.
Nel Valzer dei fiori la complessa cadenza dell’arpa evoca il dischiudersi delle gemme e i corni quello di presentare il nobile tema, cui s’incarica di dar risposta il clarinetto. Nel Pas de deux tra il principe e la Fata Confetto un’appassionata melodia discendente è suonata dai violoncelli; al termine d’essa ha inizio il Tempo di tarantella che lascerà il posto a un altro dei topoi illustri della partitura, la Danza della Fata Confetto, di cui la celesta è protagonista iridescente in coppia con il consueto clarinetto incaricato di speziare in più punti la partitura di mistero e onirica sensualità.
Una Coda e un Valzer e Apoteosi chiudono il ballo invitando secondo una tradizione risalente a Luigi XIV l’intero corpo di ballo a presentarsi al pubblico per l’applauso rituale.
TEATRO COMUNALE GIUSEPPE VERDI
DOMENICA 8 MAGGIO - ore 17,00
Domenica 22 Maggio 2022
Ore 17,30
Martdì 21 Giugno ore 21
Corte Spagnola
Gran concerto lirico in occosione della Giornata Europea della musica
Lunedì 11 Luglio
Piazza Lombardelli di Buscoldo
Cavalleria Rusticana è un'opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la più nota fra le sedici composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria rusticana, solo Iris e L'amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici). Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino a oggi.
La storia che portò alla nascita di Cavalleria Rusticana è abbastanza curiosa: nel 1888 l'editore Sonzogno istituì un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non erano ancora riusciti a far rappresentare una loro opera. Mascagni, venuto a conoscenza di questo concorso a due mesi dalla chiusura delle iscrizioni, chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti di scrivere un libretto.
Lui e il suo collega Guido Menasci scelsero come base la novella di Giovanni Verga "Cavalleria Rusticana". La cosa particolare fu che i due lavorarono all'opera con Mascagni per corrispopndenza.
L'opera fu completata appena in tempo per essere ammessa al concorso. Ovviamente, come abbiamo visto, l'opera di Mascagni fu selezionata per essere rappresentata a Roma.
Venne rappresentata la Cavalleria Rusticana nel dicembre 1917 al Teatro Reale di Madrid, anche lì con grande successo. Luigi Rossi Morelli rappresentò Alfio, il carrettiere.
Per avere un'idea del successo riscosso dall'opera di Mascagni, basti pensare che alla sua morte (avvenuta nel 1945), l'opera era già stata rappresentata più di quattordicimila volte solo in Italia.
P.Mascagni_-_Cavalleria_Rusticana.pdf (cantarelopera.com)
Mercoledì 10 Agosto ore 21
Corte Spagnola
Omaggio al grande maestro Enio Morricone
Le colonne sonore più belle
Sabato 13 Agosto ore 21
Santuario della Madonna delle Grazie
Lorenzo Perosi- La Resurezione di Cristo
Oratorio per soli.coro e orchestra.